Torna alla lista

#360 PRIMAVERA 2023

La ricerca di Agnes Questionmark, cover story di questo numero primaverile, trasferisce il senso di scomodità e sacrificio di un essere umano che passa da uno stato all’altro: da umano a transumano. Questo senso di sacrificio ricorre nella conversazione con Gea Politi in cui l’artista, affrontando temi delicati quali la transizione, ricostruisce la genesi della sua pratica attualmente focalizzata sul genoma umano e sull’ingegneria genetica, e su come tali ricerche confluiscano nella sua stessa esistenza. “La base del nostro corpo, della nostra evoluzione, delle nostre potenzialità sono sconosciute. Grazie alla macchina possiamo conoscerci e non possiamo scinderci da essa, dall’artefatto. Siamo a nostra volta esseri artificiali” – afferma Agnes.

 

Diversamente – nel background, nell’utilizzo dei mezzi artistici e nei presupposti – l’opera di Gabriele Garavaglia, con una spiccata attenzione alla spazialità, estende la sua percezione arrivando all’idea di living-installation o walking-image, in cui apparentemente le cose coesistono sullo stesso piano, agendo sul terreno liminale fra realtà e finzione. Nel dialogo con Alessandro Bava, l’artista parla del suo rapporto con l’architettura e del suo rapporto con la finzione che persegue modificando ambienti e/o persone esistenti, spingendo ai limiti l’idea di performatività.

 

Pratiche decisamente più formali e legate a modalità per certi versi più convenzionali di produttività si ritrovano nei lavori di Monia Ben Hamouda e Alice Ronchi. Sviluppando il suo lavoro sul gap delle sue origini, Monia Ben Hamouda dà vita a opere che agiscono come esorcismi gestuali che fanno eco alla sua famiglia e alla tradizione nordafricana. Mohamed Amer Meziane e Anissa Touati pongono l’accento sulle sculture calligrafiche dell’artista che stravolgono la lingua araba inventando un nuovo linguaggio. Vincenzo Di Rosa, in una ricognizione puntuale del lavoro di Alice Ronchi – che transita da diversi linguaggi e medium – inquadra la sua opera quale “luogo di passaggio della fantasia dove le epifanie quotidiane convivono col mondo dell’invenzione”.

 

Un omaggio a Piero Gilardi, recentemente scomparso, figura pivotale dell’arte del Secondo Novecento e per la storia di questa rivista. Per l’occasione ripubblichiamo le sue Lettere pubblicate su Flash Art tra il 1967 e il 1968, un diario dei suoi viaggi tra Stati Uniti ed Nord Europa; alcune lettere inedite inviate a Giancarlo Politi tra il 1968 e il 1972; unite al testo di Marco Scotini originariamente pubblicato in occasione del cinquantennale della rivista (n. 335 Ottobre–Novembre 2017). Il TIME MACHINE svela il ruolo chiave che Gilardi ha giocato nel favorire le tendenze postminimaliste, poveriste e concettuali, oltre alle mostre seminali degli anni ’60.

 

Inoltre in questo numero: un progetto visivo a cura di SAGG NAPOLI che rilegge la pratica di Betty Bee, con cui condivide il ruolo dell’“artista-donna-partenopea” che entrambe interrogano, sfidano e ridefiniscono. Il visual è il risultato del dialogo delle artiste moderato da Lorenzo Xiques nello studio di Betty Bee. Il CRITIC DISPATCH è un affondo critico di Alessandra Raengo su Inside (2023), il nuovo film del regista Vasilis Katsoupis interpretato da Willem Dafoe. Raengo affronta il tema dell’“ecologia della cura (dell’arte)” e riflette sul ruolo prominente della collezione d’arte all’interno del film, rintracciando in essa una critica immanente alla narrazione. In ultimo un nuovo episodio di CROSS/ROADS a cura di Ilaria Gianni e Eleonora Milani con la collaborazione di Simone Ciglia dedicato alla polifonia del territorio abruzzese.

Leggi tutto

€10
[72]
#360 PRIMAVERA 2023
#360 PRIMAVERA 2023
#360 PRIMAVERA 2023
#360 PRIMAVERA 2023
#360 PRIMAVERA 2023
#360 PRIMAVERA 2023

La ricerca di Agnes Questionmark, cover story di questo numero primaverile, trasferisce il senso di scomodità e sacrificio di un essere umano che passa da uno stato all’altro: da umano a transumano. Questo senso di sacrificio ricorre nella conversazione con Gea Politi in cui l’artista, affrontando temi delicati quali la transizione, ricostruisce la genesi della sua pratica attualmente focalizzata sul genoma umano e sull’ingegneria genetica, e su come tali ricerche confluiscano nella sua stessa esistenza. “La base del nostro corpo, della nostra evoluzione, delle nostre potenzialità sono sconosciute. Grazie alla macchina possiamo conoscerci e non possiamo scinderci da essa, dall’artefatto. Siamo a nostra volta esseri artificiali” – afferma Agnes.

 

Diversamente – nel background, nell’utilizzo dei mezzi artistici e nei presupposti – l’opera di Gabriele Garavaglia, con una spiccata attenzione alla spazialità, estende la sua percezione arrivando all’idea di living-installation o walking-image, in cui apparentemente le cose coesistono sullo stesso piano, agendo sul terreno liminale fra realtà e finzione. Nel dialogo con Alessandro Bava, l’artista parla del suo rapporto con l’architettura e del suo rapporto con la finzione che persegue modificando ambienti e/o persone esistenti, spingendo ai limiti l’idea di performatività.

 

Pratiche decisamente più formali e legate a modalità per certi versi più convenzionali di produttività si ritrovano nei lavori di Monia Ben Hamouda e Alice Ronchi. Sviluppando il suo lavoro sul gap delle sue origini, Monia Ben Hamouda dà vita a opere che agiscono come esorcismi gestuali che fanno eco alla sua famiglia e alla tradizione nordafricana. Mohamed Amer Meziane e Anissa Touati pongono l’accento sulle sculture calligrafiche dell’artista che stravolgono la lingua araba inventando un nuovo linguaggio. Vincenzo Di Rosa, in una ricognizione puntuale del lavoro di Alice Ronchi – che transita da diversi linguaggi e medium – inquadra la sua opera quale “luogo di passaggio della fantasia dove le epifanie quotidiane convivono col mondo dell’invenzione”.

 

Un omaggio a Piero Gilardi, recentemente scomparso, figura pivotale dell’arte del Secondo Novecento e per la storia di questa rivista. Per l’occasione ripubblichiamo le sue Lettere pubblicate su Flash Art tra il 1967 e il 1968, un diario dei suoi viaggi tra Stati Uniti ed Nord Europa; alcune lettere inedite inviate a Giancarlo Politi tra il 1968 e il 1972; unite al testo di Marco Scotini originariamente pubblicato in occasione del cinquantennale della rivista (n. 335 Ottobre–Novembre 2017). Il TIME MACHINE svela il ruolo chiave che Gilardi ha giocato nel favorire le tendenze postminimaliste, poveriste e concettuali, oltre alle mostre seminali degli anni ’60.

 

Inoltre in questo numero: un progetto visivo a cura di SAGG NAPOLI che rilegge la pratica di Betty Bee, con cui condivide il ruolo dell’“artista-donna-partenopea” che entrambe interrogano, sfidano e ridefiniscono. Il visual è il risultato del dialogo delle artiste moderato da Lorenzo Xiques nello studio di Betty Bee. Il CRITIC DISPATCH è un affondo critico di Alessandra Raengo su Inside (2023), il nuovo film del regista Vasilis Katsoupis interpretato da Willem Dafoe. Raengo affronta il tema dell’“ecologia della cura (dell’arte)” e riflette sul ruolo prominente della collezione d’arte all’interno del film, rintracciando in essa una critica immanente alla narrazione. In ultimo un nuovo episodio di CROSS/ROADS a cura di Ilaria Gianni e Eleonora Milani con la collaborazione di Simone Ciglia dedicato alla polifonia del territorio abruzzese.

Recensioni Roberto Cuoghi Fridericianum, Kassel di Philipp Hindahl / Adelaide Cioni “Ab ovo / On Patterns” Mimosa House, Londra di Phoebe Cripps / Riccardo Benassi “Morestalgia” ICA, Milano di Giovanna Manzotti / Eric Nathaniel Mack “Felt” Galleria Franco Noero, Torino di Mariacarla Molè / Yuri Ancarani “Atlantide 2017 – 2023” MAMbo, Bologna di Bianca Stoppani / Andrea Bocca “Props” Palazzo Monti, Brescia di Valentina Bartalesi / Giulia Piscitelli “Pittura Muta” Galleria Fonti, Napoli di Anna Cuomo / “sub” MACTE, Museo Arte Contemporanea di Termoli di Stefano Mudu / “Un presente indicativo. Posizioni e prospettive dell’arte contemporanea a Roma” La Galleria Nazionale, Roma di Cecilia Canziani / Jacopo Belloni “Mimema” ADA, Roma di Giulia Pollicita

Continua la lettura su flash---art.it