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Flash Art International #353 - WINTER 2025-26 - the z issue

Viviamo un presente che cambia più in fretta delle parole che usiamo per descriverlo. Le mode, i linguaggi e le categorie estetiche si susseguono senza il tempo necessario per sedimentare, e ciò che appare nuovo rischia di diventare obsoleto quasi immediatamente. In questo scenario di accelerazione continua, le etichette perdono efficacia e ci troviamo immersi in una condizione di saturazione culturale, dove ogni tendenza è insieme centrale e già sul punto di svanire. 


"the z issue" nasce come risposta a questo stato di instabilità. Non tenta di definire il presente con un’unica formula, né di fissare una generazione entro confini rigidi. Al contrario, sceglie di osservare come l’arte venga prodotta oggi, in un tempo frammentato, da artisti che ne fanno esperienza diretta. Tutti sotto i trent’anni, questi autori condividono non uno stile comune, ma un’attitudine: lavorando dentro contraddizioni irrisolte, tra esposizione e ritiro, individualismo e relazione, materia e virtualità. Le loro pratiche non raccontano il tempo in cui vivono: lo assorbono, lo attraversano, lo mettono alla prova. 
the z issue presenta cinque cover story che, insieme, compongono un ritratto sfaccettato di questa generazione in movimento. 


Rene Matić — fotografatə da Benedict Brink nel suo studio presso Studio Voltaire, a Londra, e vestitə Kiko Kostadinov — è protagonista di una conversazione con Bianca Stoppani che intreccia esperienza personale e riflessione politica. Amore, memoria e perdita diventano punti di accesso per parlare di appartenenza, fede e identità. Attraverso riferimenti che vanno da This Is England alle bambole nere “beyond repair” e agli autoritratti, Matić racconta una pratica artistica che nasce dalla frattura e cerca, ostinatamente, una forma possibile di libertà.


Josiane M. H. Pozi presenta per l’occasione una nuova opera, in my home, in my studio, for flash art! (2025). Il suo lavoro si articola tra la recensione critica di Nasra Abdullahi della mostra da Carlos/Ishikawa, a Londra, e una scena intima condivisa con la sorella Emily nello spazio domestico della camera da letto. Prepararsi diventa una performance quotidiana: il disordine si carica di significato rituale e l’attenzione reciproca si trasforma in un gesto di cura.


A New York, Olivia van Kuiken — fotografata da Ian Kenneth Bird e vestita New Balance — è al centro di un saggio di P. Eldridge che indaga il rapporto tra corpo, tempo e immobilità. Attraverso figure frammentate, cuciture visibili e arti moltiplicati, il lavoro di van Kuiken mette in discussione l’idea di durata come continuità lineare. Eldridge propone così un’etica dello sguardo in cui il ritardo, l’incompiutezza e la sospensione diventano strumenti per resistere all’urgenza della produzione continua.


Olivia Kan-Sperling, ritratta da Diane Severin Nguyen a New York e vestita Commission, dialoga con la psicoanalista Jamieson Webster su temi che attraversano modernismo e psicoanalisi: identità instabili, narrazioni spezzate e il rapporto conflittuale con il linguaggio. Definendo la propria scrittura come “letteratura isterica”, Kan-Sperling utilizza l’inglese imperfetto, il kitsch orientalista e l’immaginario fanfiction come strategie consapevoli di esposizione e sabotaggio, mettendo in crisi le nozioni di autorialità e rappresentazione.


L’ultima copertina è dedicata a Tasneem Sarkez — fotografata da David Brandon Geeting nel suo studio di New York, con occhiali Kuboraum e abiti Stone Island. Nel testo di Leo Cocar, Sarkez emerge come un’artista che tratta le immagini come elementi linguistici: oggetti e ritratti funzionano come unità minime di senso, cariche di riferimenti culturali. Lavorando negli spazi della traduzione e della distanza, segnati dalla sua eredità libica e dall’esperienza della diaspora araba, Sarkez costruisce un linguaggio visivo che oscilla tra specificità e apertura, tra ciò che viene mostrato e ciò che resta volutamente opaco.

 

La rivista è in lingua inglese.

 

 

 

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Flash Art International #353 - WINTER 2025-26 - the z issue
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Viviamo un presente che cambia più in fretta delle parole che usiamo per descriverlo. Le mode, i linguaggi e le categorie estetiche si susseguono senza il tempo necessario per sedimentare, e ciò che appare nuovo rischia di diventare obsoleto quasi immediatamente. In questo scenario di accelerazione continua, le etichette perdono efficacia e ci troviamo immersi in una condizione di saturazione culturale, dove ogni tendenza è insieme centrale e già sul punto di svanire. 


"the z issue" nasce come risposta a questo stato di instabilità. Non tenta di definire il presente con un’unica formula, né di fissare una generazione entro confini rigidi. Al contrario, sceglie di osservare come l’arte venga prodotta oggi, in un tempo frammentato, da artisti che ne fanno esperienza diretta. Tutti sotto i trent’anni, questi autori condividono non uno stile comune, ma un’attitudine: lavorando dentro contraddizioni irrisolte, tra esposizione e ritiro, individualismo e relazione, materia e virtualità. Le loro pratiche non raccontano il tempo in cui vivono: lo assorbono, lo attraversano, lo mettono alla prova. 
the z issue presenta cinque cover story che, insieme, compongono un ritratto sfaccettato di questa generazione in movimento. 


Rene Matić — fotografatə da Benedict Brink nel suo studio presso Studio Voltaire, a Londra, e vestitə Kiko Kostadinov — è protagonista di una conversazione con Bianca Stoppani che intreccia esperienza personale e riflessione politica. Amore, memoria e perdita diventano punti di accesso per parlare di appartenenza, fede e identità. Attraverso riferimenti che vanno da This Is England alle bambole nere “beyond repair” e agli autoritratti, Matić racconta una pratica artistica che nasce dalla frattura e cerca, ostinatamente, una forma possibile di libertà.


Josiane M. H. Pozi presenta per l’occasione una nuova opera, in my home, in my studio, for flash art! (2025). Il suo lavoro si articola tra la recensione critica di Nasra Abdullahi della mostra da Carlos/Ishikawa, a Londra, e una scena intima condivisa con la sorella Emily nello spazio domestico della camera da letto. Prepararsi diventa una performance quotidiana: il disordine si carica di significato rituale e l’attenzione reciproca si trasforma in un gesto di cura.


A New York, Olivia van Kuiken — fotografata da Ian Kenneth Bird e vestita New Balance — è al centro di un saggio di P. Eldridge che indaga il rapporto tra corpo, tempo e immobilità. Attraverso figure frammentate, cuciture visibili e arti moltiplicati, il lavoro di van Kuiken mette in discussione l’idea di durata come continuità lineare. Eldridge propone così un’etica dello sguardo in cui il ritardo, l’incompiutezza e la sospensione diventano strumenti per resistere all’urgenza della produzione continua.


Olivia Kan-Sperling, ritratta da Diane Severin Nguyen a New York e vestita Commission, dialoga con la psicoanalista Jamieson Webster su temi che attraversano modernismo e psicoanalisi: identità instabili, narrazioni spezzate e il rapporto conflittuale con il linguaggio. Definendo la propria scrittura come “letteratura isterica”, Kan-Sperling utilizza l’inglese imperfetto, il kitsch orientalista e l’immaginario fanfiction come strategie consapevoli di esposizione e sabotaggio, mettendo in crisi le nozioni di autorialità e rappresentazione.


L’ultima copertina è dedicata a Tasneem Sarkez — fotografata da David Brandon Geeting nel suo studio di New York, con occhiali Kuboraum e abiti Stone Island. Nel testo di Leo Cocar, Sarkez emerge come un’artista che tratta le immagini come elementi linguistici: oggetti e ritratti funzionano come unità minime di senso, cariche di riferimenti culturali. Lavorando negli spazi della traduzione e della distanza, segnati dalla sua eredità libica e dall’esperienza della diaspora araba, Sarkez costruisce un linguaggio visivo che oscilla tra specificità e apertura, tra ciò che viene mostrato e ciò che resta volutamente opaco.

 

La rivista è in lingua inglese.

 

 

 

IN QUESTO NUMERO → 

 Letter from the Editor  Cover Story ORDINARY MIRACLES. Rene Matić in Conversation with Bianca Stoppani photographed by Benedict Brink.  Cover Story A review within a play words by Nasra Abdullahi play by Josiane M.H. and Emily Pozi.  Cover Story Hysteric Literature. Olivia Kan-Sperling in Conversation with Jamieson Webster photographed by Diane Severin Nguyen. ◯ Cover Story A Painting That Says No. Olivia van Kuiken by P. Eldridge photographed by Ian Kenneth Bird  On Language and Kitsch. Tasneem Sarkez by Leo Cocar photographed by David Brandon Geeting. ◯ Focus On Mexico City: El Desagüe by Luis Ortega Govela How To Play It. alfatih in Conversation with Jazmina Figueroa◯ Skin, Cloth, Paper, Snow. Ruoru Mou in Conversation with Olivia Aherne  Studio Scene. The Space Between Adam Patrick Grant by Michela Ceruti photographed by Avventuroso  Unpack / Reveal / Unleash Afterglow. Siyi Li by Margaret Kross◯ Accumulation. Ruofan Chen by Matthew Lawson Garrett  Briefly Witnessing the Impossible. Megan Mi-Ai Lee in Conversation with Marie Catalano Reality Breaks the Frame. Lenard Giller by Matthew Lawson Garrett. ◯ SOFT-POWER-MANIA. Tommy Xie in Conversation with Moa Jegnell◯ Tongue River Theory. davi de jesus do nascimento by Mateus Nunes◯ Geography. A Visual Essay by Zora Sicher. Words by Rose Higham-Stainton