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#358 AUTUNNO 2022

Seguendo il tema di quest’edizione della Triennale di Milano, questo numero autunnale è dedicato alle zone “oscure”, quelle omesse dal discorso, quelle che si sottraggono allo sguardo umano. In che modo ci rapportiamo alle zone oscure dell’esistenza? Quale valore attribuiamo al trauma, alla malattia?

 

La malattia imperversa anche nella cover story del numero dedicata a RM (collettivo noto come Real Madrid). Francesco Urbano Ragazzi, riflettendo sul lavoro degli artisti, nota come una delle malattie nella società contemporanea sia relegata alla sfera personale e sia “accompagnata dallo stigma di vivere in condizioni economico-sanitarie al di sotto di una certa soglia: la soglia del tutto percettibile, ma vergognosamente nascosta, che divide chi sta ancora e sempre meglio da chi cerca di stare al mondo”. In questo senso per il collettivo curatoriale “RM ribalta questa disparità con l’orgoglio di sentirsi gente di mondo, capace di convivere e persino di ridere della malattia così come delle alterne vicende della vita”.

 

L’oscurità sembra essere anche la dimora di quelle creature mostruose, “non propriamente apollinee”, che pervadono il lavoro di Diego Perrone, la cui carriera artistica quasi trentennale è riletta da Luca Cerizza in un saggio che approfondisce le sue mostre istituzionali dal 2005 a oggi. Se il nucleo centrale dell’opera di Perrone sembra quello di porre l’accento su questioni che “la società spettacolare tende a rimuovere”, come la differenza, il dolore, l’emozione, la vecchiaia o la morte, quello dell’artista portoghese Diana Policarpo è da ricercare nel “disvelamento di storie taciute dalla linea del tempo ufficiale”. Come scrive Ilaria Gianni, infatti, il lavoro di Policarpo si concentra “sullo scavo di dinamiche subalterne radicate in logiche di potere e normatività, che hanno controllato le risorse e creato economie incuranti della vita altrui”.  

 

L’indagine sui territori del rimosso, del deviante e del marginale coinvolge anche il collettivo nomade MRZB, che per l’occasione ha concepito un visual essay incentrato sul nuovo progetto RUSTY S. PITTY BLUE o Le Sorelle I-IV (2022). Nella conversazione con Francesco Tenaglia, il gruppo parla della sua pratica artistica “tentacolare” e della storia dello studio-spazio espositivo che ha costruito sulle sponde del torrente Stura, nella periferia Nord di Torino. All’estetica conturbante degli assemblaggi polifonici dei MRZB, fa da contraltare la sperimentazione cinetico-programmata di Grazia Varisco, Marinella Pirelli e Gianni Colombo, in cui “lo spazio dell’opera risulta tecnicamente rivelato dall’azione dinamica della luce nel buio”. Nel Dossier Accendere lo spazio, Valentina Bartalesi ripercorre la storia degli ambienti bui realizzati tra gli anni Sessanta e Settanta delineando una sorta di “itinerario notturno” nell’arte italiana. Il dossier è accompagnato da un progetto visivo che raccoglie una costellazione di installazioni oscure, come Luna (1968) di Fabio Mauri, Sfere per Amare (1969) di Luca Maria Patella, e Ambiente-Strutturazione a parametri virtuali (1969) di Gabriele Devecchi.

 

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Seguendo il tema di quest’edizione della Triennale di Milano, questo numero autunnale è dedicato alle zone “oscure”, quelle omesse dal discorso, quelle che si sottraggono allo sguardo umano. In che modo ci rapportiamo alle zone oscure dell’esistenza? Quale valore attribuiamo al trauma, alla malattia?

 

La malattia imperversa anche nella cover story del numero dedicata a RM (collettivo noto come Real Madrid). Francesco Urbano Ragazzi, riflettendo sul lavoro degli artisti, nota come una delle malattie nella società contemporanea sia relegata alla sfera personale e sia “accompagnata dallo stigma di vivere in condizioni economico-sanitarie al di sotto di una certa soglia: la soglia del tutto percettibile, ma vergognosamente nascosta, che divide chi sta ancora e sempre meglio da chi cerca di stare al mondo”. In questo senso per il collettivo curatoriale “RM ribalta questa disparità con l’orgoglio di sentirsi gente di mondo, capace di convivere e persino di ridere della malattia così come delle alterne vicende della vita”.

 

L’oscurità sembra essere anche la dimora di quelle creature mostruose, “non propriamente apollinee”, che pervadono il lavoro di Diego Perrone, la cui carriera artistica quasi trentennale è riletta da Luca Cerizza in un saggio che approfondisce le sue mostre istituzionali dal 2005 a oggi. Se il nucleo centrale dell’opera di Perrone sembra quello di porre l’accento su questioni che “la società spettacolare tende a rimuovere”, come la differenza, il dolore, l’emozione, la vecchiaia o la morte, quello dell’artista portoghese Diana Policarpo è da ricercare nel “disvelamento di storie taciute dalla linea del tempo ufficiale”. Come scrive Ilaria Gianni, infatti, il lavoro di Policarpo si concentra “sullo scavo di dinamiche subalterne radicate in logiche di potere e normatività, che hanno controllato le risorse e creato economie incuranti della vita altrui”.  

 

L’indagine sui territori del rimosso, del deviante e del marginale coinvolge anche il collettivo nomade MRZB, che per l’occasione ha concepito un visual essay incentrato sul nuovo progetto RUSTY S. PITTY BLUE o Le Sorelle I-IV (2022). Nella conversazione con Francesco Tenaglia, il gruppo parla della sua pratica artistica “tentacolare” e della storia dello studio-spazio espositivo che ha costruito sulle sponde del torrente Stura, nella periferia Nord di Torino. All’estetica conturbante degli assemblaggi polifonici dei MRZB, fa da contraltare la sperimentazione cinetico-programmata di Grazia Varisco, Marinella Pirelli e Gianni Colombo, in cui “lo spazio dell’opera risulta tecnicamente rivelato dall’azione dinamica della luce nel buio”. Nel Dossier Accendere lo spazio, Valentina Bartalesi ripercorre la storia degli ambienti bui realizzati tra gli anni Sessanta e Settanta delineando una sorta di “itinerario notturno” nell’arte italiana. Il dossier è accompagnato da un progetto visivo che raccoglie una costellazione di installazioni oscure, come Luna (1968) di Fabio Mauri, Sfere per Amare (1969) di Luca Maria Patella, e Ambiente-Strutturazione a parametri virtuali (1969) di Gabriele Devecchi.

 

Sempre in questo numero: Frank Wasser affronta i limiti curatoriali della discussa Documenta 15 curata dal collettivo ruangrupa; Laura Tripaldi restituisce una lettura della 23a Triennale di Milano quale “contrasto tra la celebrazione dello sguardo scientifico e la consapevolezza delle sue ombre”; il nuovo episodio della rubrica CROSS/ROADS in cui Ilaria Gianni, Eleonora Milani e Michele Bertolino hanno camminato al di là della griglia vettoriale di Torino provando a uscirne fuori, guardando ai contorni e a realtà quali Amphibia, CROSS Festival, queernotqueerness, Spazio Kor e Torinodanza Festival. 

 

Recensioni: Piero Gilardi Tappeto-Natura Magazzino Italian Art, Cold Spring (New York) / Marcel Broodthaers Poesie industriali MASI, Lugano / Lorenza Longhi & Megan Marrin Charivari Ordet, Milano / Christian Frosi La stanza vuota GAMeC, Bergamo / Claire Tabouret I am spacious, singing flesh Palazzo Cavanis, Venezia / Sylvie Fleury Turn Me On Pinacoteca Agnelli, Torino / Elena Mazzi Di rame, cera, ferro, glicini e ghiaccio PAV – Parco Arte Vivente, Torino / Candice Breitz Never Ending Stories FMAV – Palazzina Dei Giardini, Modena / Afterimage MAXXI, L’Aquila

 

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