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#361 ESTATE 2023

Dove si inizia a raccontare un’odissea? Quella di Raffaela Naldi Rossano, cover story di questo numero estivo, si fonda su tre elementi. Il primo: la casa, elemento ricorrente nella pratica dell’artista sotto forma di oggetti domestici trasformati che, come scrive Francesco Urbano Ragazzi, allontanano l’arte “dalla solitudine capitalista degli ultimi trent’anni per riconnettersi alla storia”. Il secondo: il mare, perché da un viaggio in barca nel Mediterraneo deriva la sua pratica di “de-soggettivizzazione” così come nuclei di opere che sono il risultato di esperienze iniziatiche. Il terzo: il canto delle muse, attraverso il quale l’artista guarda al mito come uno schema narrativo applicabile a infinite narrazioni.

 

“Ovunque ci sia aria, c’è vita, ci sono molecole di odori” è la convinzione da cui muove il progetto di Sissel Tolaas nel contesto di Pompei Commitment. Materie archeologiche. In conversazione con Andrea Viliani, Tolaas spiega come ha applicato il suo processo di campionamenti e registrazione degli odori agli scavi del parco archeologico e l’importanza dell’olfatto come strumento per la percezione di nuove informazioni attraverso approcci e metodologie alternative.

 

Di postura più politica è la pratica di Binta Diaw e la sua fascinazione per materiali e forme organici, che vengono trasformati in installazioni dal forte potere simbolico. Come sottolinea Stefano Mudu, la ricerca di Diaw – donna, nera, femminista, di “seconda generazione” – riguarda la propria identità e come questa si intrecci inevitabilmente con una narrazione più globale radicata nel colonialismo, proponendo una riflessione sullo sguardo stereotipato e tipicamente eurocentrico.

 

Diversamente politica la posizione di Francesco Vezzoli nell’essere curatore. In conversazione con Francesco Stocchi, l’artista ripercorre i progetti curatoriali dell’ultimo decennio fino all’ultimo “VITA DULCIS. Paura e desiderio nell’Impero Romano” al Palazzo delle Esposizioni. Tra le sottili invettive al sistema dell’arte, Vezzoli racconta questi progetti quali frutto di ossessioni che racconta secondo la sua personale narrativa rispetto a un tema, cercando di renderla condivisibile con chi ne farà esperienza.

 

Inoltre in questo numero: un progetto visivo a cura del collettivo ALMARE, accompagnato da una conversazione con Giulia Gregnanin che si concentra su Cronache di Vita di Dorothea Ïesj S.P.U., audioracconto composto da diari e note vocali dell’omonima ricercatrice precaria in una trama fatta di luoghi e personaggi appartenenti a un futuro vicino e verosimile. Il Critic Dispatch di Domenico Quaranta è un approfondimento dei processi di mistificazione di SALAMI (Systematic Approaches to Learning and Machine Inferences), più comunemente nota come Intelligenza Artificiale, e su come il pericolo non risieda nella sua personalizzazione, quanto piuttosto nel dibattito che ne scaturisce. In occasione della personale “Il poeta e il mago” presso il MAXXI, Roma dedichiamo il TIME MACHINE a Enzo Cucchi riproponendo una sua conversazione con Giancarlo Politi e Helena Kontova pubblicata nel 1984 e accompagnata da documenti inediti dell’Archivio Flash Art.

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Dove si inizia a raccontare un’odissea? Quella di Raffaela Naldi Rossano, cover story di questo numero estivo, si fonda su tre elementi. Il primo: la casa, elemento ricorrente nella pratica dell’artista sotto forma di oggetti domestici trasformati che, come scrive Francesco Urbano Ragazzi, allontanano l’arte “dalla solitudine capitalista degli ultimi trent’anni per riconnettersi alla storia”. Il secondo: il mare, perché da un viaggio in barca nel Mediterraneo deriva la sua pratica di “de-soggettivizzazione” così come nuclei di opere che sono il risultato di esperienze iniziatiche. Il terzo: il canto delle muse, attraverso il quale l’artista guarda al mito come uno schema narrativo applicabile a infinite narrazioni.

 

“Ovunque ci sia aria, c’è vita, ci sono molecole di odori” è la convinzione da cui muove il progetto di Sissel Tolaas nel contesto di Pompei Commitment. Materie archeologiche. In conversazione con Andrea Viliani, Tolaas spiega come ha applicato il suo processo di campionamenti e registrazione degli odori agli scavi del parco archeologico e l’importanza dell’olfatto come strumento per la percezione di nuove informazioni attraverso approcci e metodologie alternative.

 

Di postura più politica è la pratica di Binta Diaw e la sua fascinazione per materiali e forme organici, che vengono trasformati in installazioni dal forte potere simbolico. Come sottolinea Stefano Mudu, la ricerca di Diaw – donna, nera, femminista, di “seconda generazione” – riguarda la propria identità e come questa si intrecci inevitabilmente con una narrazione più globale radicata nel colonialismo, proponendo una riflessione sullo sguardo stereotipato e tipicamente eurocentrico.

 

Diversamente politica la posizione di Francesco Vezzoli nell’essere curatore. In conversazione con Francesco Stocchi, l’artista ripercorre i progetti curatoriali dell’ultimo decennio fino all’ultimo “VITA DULCIS. Paura e desiderio nell’Impero Romano” al Palazzo delle Esposizioni. Tra le sottili invettive al sistema dell’arte, Vezzoli racconta questi progetti quali frutto di ossessioni che racconta secondo la sua personale narrativa rispetto a un tema, cercando di renderla condivisibile con chi ne farà esperienza.

 

Inoltre in questo numero: un progetto visivo a cura del collettivo ALMARE, accompagnato da una conversazione con Giulia Gregnanin che si concentra su Cronache di Vita di Dorothea Ïesj S.P.U., audioracconto composto da diari e note vocali dell’omonima ricercatrice precaria in una trama fatta di luoghi e personaggi appartenenti a un futuro vicino e verosimile. Il Critic Dispatch di Domenico Quaranta è un approfondimento dei processi di mistificazione di SALAMI (Systematic Approaches to Learning and Machine Inferences), più comunemente nota come Intelligenza Artificiale, e su come il pericolo non risieda nella sua personalizzazione, quanto piuttosto nel dibattito che ne scaturisce. In occasione della personale “Il poeta e il mago” presso il MAXXI, Roma dedichiamo il TIME MACHINE a Enzo Cucchi riproponendo una sua conversazione con Giancarlo Politi e Helena Kontova pubblicata nel 1984 e accompagnata da documenti inediti dell’Archivio Flash Art.

Recensioni

Dara Birnbaum Fondazione Prada, Osservatorio, Milano / Ann Veronica Janssens “Grand Bal” Pirelli HangarBicocca, Milano / Simone Fattal, Petrit Halilaj & Álvaro Urbano “Thus waves come in pairs” Ocean Space, Venezia / Ambera Wellmann “Antipoem” Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino / Lee Lozano “Strike” Pinacoteca Agnelli, Torino / Amy Sillman “Temporary Object” Thomas Dane, Napoli / Klodin Erb “A different kind of furs” Istituto Svizzero, Roma / Alex Israel “Fins” Gagosian Roma / Nico Vascellari “Falena” MAXXI – Museo nazione delle arti del XXI secolo, Roma | Triennale Milano / Islamic Arts Biennale 2023 Western Hajj Terminal – King Abdulaziz International Airport, Jeddah