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Flash Art International #351 - SUMMER 2025 - GROTESQUE FUNCTIONALISM

La prima copertina presenta Karla Kaplun, fotografata a Città del Messico da Luis Corzo indossando Stone Island e occhiali Kuboraum. Nella conversazione con Caroline Elbaor, Kaplun discute di come la sua pratica artistica, teatrale e barocca, esplora memoria, potere e identità. Utilizzando l'opera Carmen come lente per analizzare come la femminilità e l'alterità siano demonizzate, Kaplun riflette sull'assimilazione culturale e le politiche del desiderio. Come afferma: "Sembra la storia del femminicidio in tutto il mondo: devo uccidere ciò che desideri."

 

Nella seconda copertina Daiga Grantina, fotografata da Benedict Brink nel suo studio di Souppes-sur-Loing mentre indossa Paloma Wool. In dialogo con Amy Jones, Grantina riflette sull'evoluzione della sua pratica scultorea attraverso tre mostre: dalla tentacolare “What Eats Around Itself” alla sobria “Temples” e alla torbida e metallica “Leaves”. Il suo processo si basa su intuizione, trasformazione e sul tempo come materia. Descrivendo il suo metodo come una spirale Grantina dice: "Quando senti il cuore restringersi lentamente, la spirale è uno spazio nel quale crescere." La metafora sottolinea la sua esplorazione di forme, emozioni e fragilità attraverso materiali mutevoli e gesti poetici.

 

 

La terza copertina è dedicata ad Alexandra Metcalf, ritratta da Oscar Foster-Kane a The Perimeter, Londra, con abiti di Steve O Smith. Il lavoro di Metcalf fonde teatralità gotica e critica femminista, esplorando follia, diagnosi e contenimento. Dipinti e sculture stratificati evocano una sorta di paralisi emotiva e l’oppressione sistemica attraverso figure spettrali, angoscia adolescenziale e riferimenti storici come la "rest cure". Tra artigianato femminile e tecnica maschile, il suo lavoro riflette su come crisi passate e presenti sfumano nel processo di cura. Come scrive Kyla McDonald, "il processo creativo è parte della narrazione", sottolineando la vulnerabilità di Metcalf come forma di resistenza e la creazione come catarsi.

 

In questo numero:

"The Familiar Strange", un saggio visivo di Phung-Tien Phan con introduzione di Ela Bittencourt; Bianca Stoppani riflette su come l’opera "Grumpy" di Sidsel Meineche Hansen, da una prospettiva femminista, sia una surrealista critica del controllo tecnocapitalista, del corpo frammentato e della visibilità di genere attraverso forme digitali grottesche;

Leo Cocar esplora come le ceramiche e le installazioni di Lyric Shen sfumino i confini tra immagine, superficie, memoria e materiali, rivelando una poetica dell'ambiguità radicata in metafore corporee e architettoniche;

Racheal Crowther e Ben Broome discutono di come la sua pratica installativa, incentrata su profumi, suoni, sorveglianza e ingegneria sensoriale, sveli strutture di potere nascoste;

In dialogo con Tosia Leniarska, Agnieszka Polska analizza l'uso di narrazioni mediatiche seducenti per criticare processi manipolativi, economie emotive e come la percezione e memoria siano sotto il dominio dell’'influenza tecnologica;

Infine, Eleanor Ivory Weber esamina la pratica scultorea di Olga Balema, dove la ripetizione laconica fonde materialità, contingenza e introspezione.

Per Critic Dispatch, P. Eldridge offre una viscerale meditazione sull'incarnazione trans e il grottesco come rivelazione, sfida e rottura sacra — dove la trasformazione diventa linguaggio, arte, resistenza e profezia di un futuro queer. Per The Curist, Fafaya Mogensen incontra Andreas Führer, fondatore di Institut Funder Bakke a Silkeborg; la rubrica Studio Scene presenta Sofia Defino Leiby con un testo di Gabriela Acha. "Unpack / Reveal / Unleash", curato da Margaret Kross, include Sophie Friedman-Pappas. Focus On esplora Zurigo, con Tibor Beilicky e Ellena Ehrl che ci guidano attraverso i principali progetti urbani della città.

Mettendo in dialogo voci emergenti e figure fondanti, il numero estivo non propone una genealogia lineare, ma traccia mutazioni, disallineamenti e contaminazioni estetiche. Il grottesco è per natura instabile: resiste a tassonomie e prospera nella contraddizione, dissolvendo confini netti, chiarezza del corpo e l’invariabilità del significato.

Questo numero non vuole definire il grottesco — lo lascia traboccare e filtrare attraverso le sue stesse crepe.

 

La rivista è in lingua inglese.

 

 

 

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Flash Art International #351 - SUMMER 2025 - GROTESQUE FUNCTIONALISM
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Flash Art International #351 - SUMMER 2025 - GROTESQUE FUNCTIONALISM
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Flash Art International #351 - SUMMER 2025 - GROTESQUE FUNCTIONALISM

La prima copertina presenta Karla Kaplun, fotografata a Città del Messico da Luis Corzo indossando Stone Island e occhiali Kuboraum. Nella conversazione con Caroline Elbaor, Kaplun discute di come la sua pratica artistica, teatrale e barocca, esplora memoria, potere e identità. Utilizzando l'opera Carmen come lente per analizzare come la femminilità e l'alterità siano demonizzate, Kaplun riflette sull'assimilazione culturale e le politiche del desiderio. Come afferma: "Sembra la storia del femminicidio in tutto il mondo: devo uccidere ciò che desideri."

 

Nella seconda copertina Daiga Grantina, fotografata da Benedict Brink nel suo studio di Souppes-sur-Loing mentre indossa Paloma Wool. In dialogo con Amy Jones, Grantina riflette sull'evoluzione della sua pratica scultorea attraverso tre mostre: dalla tentacolare “What Eats Around Itself” alla sobria “Temples” e alla torbida e metallica “Leaves”. Il suo processo si basa su intuizione, trasformazione e sul tempo come materia. Descrivendo il suo metodo come una spirale Grantina dice: "Quando senti il cuore restringersi lentamente, la spirale è uno spazio nel quale crescere." La metafora sottolinea la sua esplorazione di forme, emozioni e fragilità attraverso materiali mutevoli e gesti poetici.

 

 

La terza copertina è dedicata ad Alexandra Metcalf, ritratta da Oscar Foster-Kane a The Perimeter, Londra, con abiti di Steve O Smith. Il lavoro di Metcalf fonde teatralità gotica e critica femminista, esplorando follia, diagnosi e contenimento. Dipinti e sculture stratificati evocano una sorta di paralisi emotiva e l’oppressione sistemica attraverso figure spettrali, angoscia adolescenziale e riferimenti storici come la "rest cure". Tra artigianato femminile e tecnica maschile, il suo lavoro riflette su come crisi passate e presenti sfumano nel processo di cura. Come scrive Kyla McDonald, "il processo creativo è parte della narrazione", sottolineando la vulnerabilità di Metcalf come forma di resistenza e la creazione come catarsi.

 

In questo numero:

"The Familiar Strange", un saggio visivo di Phung-Tien Phan con introduzione di Ela Bittencourt; Bianca Stoppani riflette su come l’opera "Grumpy" di Sidsel Meineche Hansen, da una prospettiva femminista, sia una surrealista critica del controllo tecnocapitalista, del corpo frammentato e della visibilità di genere attraverso forme digitali grottesche;

Leo Cocar esplora come le ceramiche e le installazioni di Lyric Shen sfumino i confini tra immagine, superficie, memoria e materiali, rivelando una poetica dell'ambiguità radicata in metafore corporee e architettoniche;

Racheal Crowther e Ben Broome discutono di come la sua pratica installativa, incentrata su profumi, suoni, sorveglianza e ingegneria sensoriale, sveli strutture di potere nascoste;

In dialogo con Tosia Leniarska, Agnieszka Polska analizza l'uso di narrazioni mediatiche seducenti per criticare processi manipolativi, economie emotive e come la percezione e memoria siano sotto il dominio dell’'influenza tecnologica;

Infine, Eleanor Ivory Weber esamina la pratica scultorea di Olga Balema, dove la ripetizione laconica fonde materialità, contingenza e introspezione.

Per Critic Dispatch, P. Eldridge offre una viscerale meditazione sull'incarnazione trans e il grottesco come rivelazione, sfida e rottura sacra — dove la trasformazione diventa linguaggio, arte, resistenza e profezia di un futuro queer. Per The Curist, Fafaya Mogensen incontra Andreas Führer, fondatore di Institut Funder Bakke a Silkeborg; la rubrica Studio Scene presenta Sofia Defino Leiby con un testo di Gabriela Acha. "Unpack / Reveal / Unleash", curato da Margaret Kross, include Sophie Friedman-Pappas. Focus On esplora Zurigo, con Tibor Beilicky e Ellena Ehrl che ci guidano attraverso i principali progetti urbani della città.

Mettendo in dialogo voci emergenti e figure fondanti, il numero estivo non propone una genealogia lineare, ma traccia mutazioni, disallineamenti e contaminazioni estetiche. Il grottesco è per natura instabile: resiste a tassonomie e prospera nella contraddizione, dissolvendo confini netti, chiarezza del corpo e l’invariabilità del significato.

Questo numero non vuole definire il grottesco — lo lascia traboccare e filtrare attraverso le sue stesse crepe.

 

La rivista è in lingua inglese.

 

 

 

IN QUESTO NUMERO → 

 Letter from the Editor  Cover Story The Device of Eternal Motion. Karla Kaplun in Conversation with Caroline Elbaor photographed by Luis Corzo.  Cover Story Fog Work. Daiga Grantina in Conversation with Amy Jones photographed by Benedict Brink.   Cover Story Compose Yourself. Alexandra Metcalf by Kyla McDonald photographed by Oscar Foster-Kane  Visual Essay The Familiar Strange by Phung-Tien Phan. Intro by Eli Bittencourt    Focus On ZURICH: Peripheral Presence by Tibor Bielicky and Ellena Ehrl  Never Let Go. Sidsel Meneiche Hansen by Bianca Stoppani  UNPACK/ REVEAL/UNLEASH The Conditions that Shape. Sophie Friedman-Pappas by Margaret Kross  Studio Scene In Medias Res. Sofia Defino Leiby by Gabriela Acha photographed by Avventuroso  Membrane As Lager. Lyric Shen by Leo Cocar   The Curist  Institut Funder Bakke, Silkeborg Andreas Führer in Conversation with Fafaya Mogensen  Critic Dispatch Performing the Grotesque by P. Eldridge  ARCHIVE CECILY BROWN; KIKI SMITH; PIPILOTTI RIST  Mean Time Between Fallure. Racheal Crowther in Conversation with Ben Broome  New World Order. Agnieszka Polska in Conversation with Tosia Leniarska   Loop: Substance and Circumstance. Olga Balema by Eleanor Ivory Weber